Una certezza: nessuna traccia di Alberto Stasi sulla scena del delitto. Una probabilità: che sulle unghie di Chiara Poggi ci fosse il Dna di Andrea Sempio. È questo lo scenario che da ieri viene consegnato, a conclusione dell'incidente probatorio durato molti mesi, alla Procura di Pavia perché contribuisca a tirare le somme dell'indagine che vede Sempio indagato come autore dell'omicidio di Garlasco. Sono le conclusioni cui la perita Denise Albani era giunta con la relazione consegnata il 4 dicembre e che ieri è stata messa a confronto con le conclusioni dei consulenti di parte. La Albani ha confermato e spiegato quanto ha scritto nella relazione. Ora il verbale dell'udienza verrà trascritto, e sarà quel verbale a entrare come prova nel processo che la Procura di Pavia si accinge, alla fine delle indagini, a chiedere a carico di Sempio.
Il difensore di quest'ultimo, Liborio Cataliotti, ieri torna a mostrarsi tranquillo, dice che la Albani ha lavorato «egregiamente ma il risultato è giuridicamente inutilizzabile, non vale né come indizio né come prova, perché non si può dire dove, come e quando sia avvenuto il contatto diretto o indiretto»; la sua collega Angela Taccia dice «prima eravamo soddisfatti e oggi ancora di più». Nelle contestazioni della difesa c'è il campione di riferimento che ha portato la Albani a stabilire che il Dna trovato sul corpo è da 476 a 2153 volte più probabilmente di Sempio che di chiunque altro. Ma il vero argomento che userà la difesa è quello in cui ieri la Albani conferma di non essere in grado (per errori commessi dal primo perito, il professor Francesco De Stefano) di stabilire come le tracce genetiche fossero arrivate sulle unghie di Chiara: sopra, sotto, contatto diretto o indiretto. Un'ammissione che serve ai difensori di Sempio per rilanciare ieri l'ipotesi del passaggio accidentale, Chiara che tocca un oggetto toccato in precedenza dall'amico di suo fratello Marco, spesso ospite della villa di via Pascoli.
È una ipotesi plausibile (ma bisogna ricordare che le tracce di Dna sono sulle dita di due mani diverse di Chiara) ma che per essere corroborata ha bisogno di una conferma: la vittima non si è difesa, il Dna non può essere passato dall'assassino alla ragazza durante la lotta precedente all'omicidio. È una certezza già acquisita nelle sentenze di condanna di Stasi, e su cui ieri torna a insistere il legale della famiglia Poggi, Francesco Compagna: «Le unghie sono prive di significato, visto che la vittima non si difende e giocare su un dato che non è scientifico è una follia».
Ma proprio l'assunto della inerzia di Chiara davanti all'aggressione è uno di quelli che potrebbero venire messi in discussione dalla nuova consulenza affidata dalla Procura alla anatomopatologa Cristina Cattaneo, le cui conclusioni - attese da tempo - dovrebbero essere depositate dopo le festività. Sugli esiti della consulenza Cattaneo sono circolate indiscrezioni non confermate: da quella secondo cui sposterebbe l'orario del delitto (scagionando così Stasi) alla dinamica dell'omicidio, che vedrebbe Chiara cercare di difendersi. Per non parlare della presenza di più persone: ieri Albani ha confermato che sulle unghie di Chiara c'è, oltre al Dna di Sempio, quello di uno sconosciuto.