Gelo Meloni-Merz, spunta il piano B

Scritto il 19/12/2025
da Adalberto Signore

Si tratta a oltranza. L'asse polacco-tedesco in pressing sul Belgio (che vacilla). La premier non vuole schiacciarsi su Orbán, la Lega non esclude il "no" in Parlamento

nostro inviato a Bruxelles

Un Consiglio europeo incerto e in salita, come non accadeva da anni. Con il nodo degli asset russi da utilizzare per finanziare il prestito all'Ucraina che inizia a essere discusso dai leader solo a sera, dopo aver chiuso gli altri dossier sul tavolo (dal quadro finanziario pluriennale all'allargamento dell'Ue) e mentre i tecnici della Commissione sono al lavoro da ore su soluzioni che permettano di superare i dubbi del Belgio (che detiene la fetta più corposa dei beni sovrani di Mosca, oltre 180 miliardi su 210).

Non a caso, la giornata si apre con l'appello di Volodymyr Zelensky all'Europa, peraltro proprio alla vigilia di un nuovo round di colloqui tra Stati Uniti e Russia in programma nelle prossime ore a Miami, in Florida. "Spero l'Ucraina si sbrighi, perché se ci mettono troppo tempo poi i russi ci ripensano", l'ha buttata lì Donald Trump, giusto per provare ad aumentare la pressione su Kiev. Così, il leader ucraino insiste sulla necessità di "nuovi sostegni finanziari" per Kiev e ribadisce che l'Ucraina rischia di arrivare alla primavera con risorse insufficienti e che la costringerebbero a "ridurre la produzione di droni". Parole a cui fa seguito l'appello di Donald Tusk. Il premier polacco non va molto per il sottile e ricorda che la scelta ha sì una dimensione tecnico-finanziaria, ma bisogna tenere a mente che i Ventisette devono decidere se "è meglio il denaro adesso o il sangue domani". Insomma, sono comprensibili i dubbi del Belgio - e pure di quelli di Italia e Bulgaria, oltre al "no" categorico di Ungheria e Slovacchia - ma non si può prescindere dal prendere atto che lasciare l'Ucraina scoperta significa abbandonarla a se stessa e compromettere la tenuta del fronte est dell'Unione europea.

Sul punto interviene anche la Germania. E forse è proprio Friedrich Merz a spostare gli equilibri di una trattativa che fino a quel momento era stata sempre in bilico. "Voglio che gli asset russi vengano utilizzati", dice il cancelliere tedesco annunciando che Berlino è pronta a "usare i beni russi in Germania a sostegno di Kiev". Una posizione che salda un asse tedesco-polacco in pressing sul Belgio, con il primo ministro Bart De Wever che a tarda sera pare in procinto di cedere seppure con un accordo più vantaggioso rispetto a quello prospettato in passato. Una mossa che, filtra da fonti diplomatiche italiane, è dovuta al fatto che i tedeschi non vogliono forme di indebitamento comune. I negoziati proseguono fino a tarda sera e, certo, se il Belgio dovesse cedere probabilmente cadrebbero anche le perplessità dell'Italia che, altrimenti, rischierebbe di trovarsi schiacciata sull'Ungheria di Viktor Orban. Con buona pace delle perplessità di Giorgia Meloni sui rischi legali legati all'utilizzo degli asset congelati, ma anche di eventuali ricaschi sulla stabilità finanziaria dei singoli Paesi e di possibili ritorsioni di Mosca sulle aziende che ancora operano in territorio russo. Senza contare la decisa contrarietà di un pezzo della maggioranza, visto che l'utilizzo degli asset deve comunque passare al vaglio dei singoli Parlamenti nazionali e dalla Lega di Matteo Salvini non danno affatto per scontato un via libera. Circostanza che, inevitabilmente, avrebbe delle ricadute non da poco.

Si arriva a notte che ancora la partita non è chiusa. E oltre all'uso degli asset resta sul tavolo anche un "piano B" che ruota attorno all'ipotesi di prestito basato sul bilancio europeo comune (scenario che non dispiace a Italia e Ungheria). Sullo sfondo resta una questione di metodo che non è un dettaglio, perché se su un tema così importante come l'utilizzo degli asset russi per garantire il prestito a Kiev si riuscisse ad andare avanti senza unanimità sarebbe un precedente non trascurabile.