Che le malattie cardiovascolari rappresentino un problema di salute che molte persone si preoccupano di tenere sotto controllo non è una novità. Il cuore - centro dell’apparato cardiovascolare - è infatti l’organo vitale per eccellenza insieme al cervello: ora uno studio, o meglio una revisione di studi su ampia scala, rivela quali siano i fattori di rischio per le malattie cardiovascolare e, conseguentemente, l’aspettativa di vita.
Quali sono le malattie cardiovascolari più diffuse
Quando si parla di malattie cardiovascolari, ci si riferisce a diverse tipi di patologie: malattie coronariche come infarto o angina, cerebrovascolari come l'ictus, del ritmo cardiaco ovvero le aritmie come la fibrillazione atriale, del muscolo cardiaco come le cardiomiopatie, valvolari come stenosi e insufficienza, scompenso cardiaco e malattie vascolari periferiche.
Cosa dice lo studio
La revisione in questione si intitola Global Effect of Cardiovascular Risk Factors on Lifetime Estimates, è stata pubblicata su The New England Journal of Medicine e prende in considerazione 133 studi, svolti in 39 Paesi e nei 6 continenti per un totale di 2.078.948 individui coinvolti, ovvero un campione molto ampio e interessante. Come detto, è stato stimato sia il rischio cardiovascolare sia le influenze sull’aspettativa di vita.
Sono emersi i 5 fattori di rischio, che “rappresentano circa il 50% del carico globale di malattie cardiovascolari”, sebbene non sia “ancora chiaro come la presenza o l'assenza dei classici fattori di rischio influenzi le stime di malattie cardiovascolari e di mortalità per qualsiasi causa nel corso della vita”.
Fatto sta che in presenza di tutti e 5 i fattori di rischio, tra poco enumerati, il 24% delle donne e il 38% degli uomini potrebbero contrarre una malattia cardiovascolare. L’aspettativa di vita invece, in assenza dei suddetto fattori, cresce fino a 14,5 anni nelle donne e 11,8 anni negli uomini.
I cinque fattori di rischio
Ma quali sono, appunto, questi fattori di rischio? È presto detto:
- ipertensione arteriosa;
- iperlipidemia;
- sottopeso e sovrappeso (oppure obesità);
- diabete;
- fumo a 50 anni.
In particolare, in base alla revisione è risultato che l’ipertensione abbia giocato un ruolo fondamentale in relazione alla prospettiva di sviluppare malattie cardiovascolare, mentre il fumo a 50 anni ha avuto un peso importante sulla riduzione dell’aspettativa di vita. “L'assenza di cinque fattori di rischio classici a 50 anni è stata associata a un'aspettativa di vita superiore di oltre un decennio rispetto alla presenza di tutti e cinque i fattori di rischio, in entrambi i sessi. Le persone che hanno modificato l'ipertensione e il fumo nella mezza età hanno avuto il maggior numero di anni di vita aggiuntivi senza malattie cardiovascolari e morte per qualsiasi causa, rispettivamente”, si legge nello studio.
Cosa fare per prevenirle
La questione è in realtà più semplice: l’informazione diffonde una novità scientifica, ma per saperne di più è meglio chiedere un consulto medico, di base e specialistico. Molti di questi fattori di rischio per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari e il rischio di morte sono legati a stili di vita poco o per nulla salutari: sta quindi al singolo paziente correggere la rotta, eliminando il fumo, abbracciando un’alimentazione sana, decidendo di fare un esercizio fisico quotidiano, anche leggero.
L'alimentazione è fondamentale
Per quanto riguarda l'alimentazione, è probabilmente uno degli ambiti su cui si può intervenire maggiormente quando si parla di prevenzione delle malattie cardiovascolari. Per esempio l'assunzione di cibo che contiene vitamina K e associata a una buona salute cardiovascolare, per via degli effetti che questa vitamina ha sulla calcificazione sistemica e sulla rigidità arteriosa. Tra i cibi più buoni per il cuore ci sono invece i datteri: contengono tanto potassio, tengono basso l'indice glicemico, riducono il colesterolo.
Non sempre quei fattori di rischio possono essere azzerati - dato che si possono verificare altre contingenze, come per esempio determinate basi legate alla familiarità o alla genetica - ma l’aiuto medico può dire qualcosa di più su come ridurne gli effetti negativi sulla salute.