Il 'cenone dei 7', l'antica tradizione campana in disuso

Scritto il 31/12/2025
da agi

AGI - Insalata di mare, frittura di pesce, spaghetti alle vongole, capitone, pesce al forno, insalata di rinforzo. Quando si pensa al cenone di Capodanno, sono questi i piatti che non possono mancare sulle tavole dei napoletani. Il cibo, gli addobbi, le luci e i colori, la mise en place, tutto richiama l'eleganza e lo sfarzo di un giorno di festa.

Eppure c'è una tradizione caduta in disuso in Campania, ma che resiste ancora nella zona dell'Oltrepo' Pavese, che nasce nei quartieri popolari, dove il periodo natalizio si accompagnava alla necessità di arrangiarsi, trasformando ingredienti semplici in piatti carichi di significato.

Il 'Cenone delle sette pietanze povere'

È conosciuta come il 'Cenone delle sette pietanze povere' e si consumava in particolare la sera del 31 dicembre, quando l'usanza prevede che non si mangi carne. Si preparavano quindi sette piatti molto semplici, tutti a base di ingredienti umili e contadini, come legumi, verdure, pane e frutta secca, evitando anche il pesce.

Il '7' e il suo valore simbolico

Il sette non è un numero casuale, ma ha un forte valore simbolico nella religione e, per i cattolici, rimanda ai giorni della Creazione, ai sacramenti, alle opere di misericordia, ai doni dello Spirito Santo, alle virtù teologali e cardinali.

Invece delle ricche pietanze a base di pesce, alle fritture e ai dolci con zucchero e cioccolato, sulle tavole venivano serviti pane raffermo condito con olio e aglio, minestra di cicorie o scarole, zuppa di lenticchie o ceci, broccoli o cavolfiori lessi, frutta secca, olive e, per finire, un dolce povero, spesso a base di pane e miele. In alcune case si lasciava anche un piatto vuoto a tavola, per i defunti o per un simbolico viandante.

Al di là delle ristrettezze economiche che non consentivano i fasti e l'abbondanza, si credeva che mangiare 'povero' aiutasse a iniziare l'anno nuovo con rispetto e gratitudine. Un rito che richiama l'umiltà e che racconta l'anima più intima e spirituale di Napoli.