Gli antagonisti in strada: al corteo 10 agenti feriti

Scritto il 19/12/2025
da Francesca Galici

La minaccia: "Sbirri morti, avanti con le proteste". Critiche al sindaco, reo di aver rotto il patto: "Infame"

«È solo l'inizio per voi». Con queste parole è stata chiamata, per ieri alle 18 con il favore delle tenebre, la manifestazione contro il «sequestro» dello stabile occupato per 29 anni da Askatasuna. «Non abbiamo paura: se Askatasuna viene tolta da corso Regina Margherita 47 l'unica risposta saranno le strade piene di giovani inc che non abbasseranno la testa», hanno scandito al microfono prima di radunare la protesta.

Davanti all'Aska si sono ritrovate alcune centinaia di persone nel pomeriggio, forse un migliaio, e hanno preso la parola anche alcuni residenti di Vanchiglia (il quartiere che ospita il centro sociale) in sua difesa, nonché Non una di Meno, collettivo femminista. «L'Asktasuna vive nelle strade e nelle lotte, non è solo quattro mura. Se non ci vogliono qui saremo nelle strade», hanno dichiarato in assemblea prima del tentativo di corteo, con sfondamento del cordone, che è stato bloccato sul nascere con cariche di alleggerimento e idranti. Contro gli agenti, schierati dal mattino a tutela dell'edificio sotto sequestro, sono stati lanciati petardi e bottiglie di vetro. Alcuni hanno provato a rientrare ma sono stati respinti. «Sbirri morti», si legge sui muri del vicino Campus Einaudi.

Senza una sede non ci sarà più una base logistica ufficiale ma le parole di Giorgio Rossetto a «Radio Onda d'Urto» confermano l'ipotesi di stare «nelle strade». Lo storico esponente dell'area antagonista di Torino, ora ai domiciliari per le iniziative No Tav, ritiene «anche utile, nella possibilità in futuro di riuscire ad avere lo sgombero dell'Askasatuna come elemento detonatore di possibili altri protagonismi, anche a livello nazionale è che «la risposta sia adeguata e mi sembra che la scelta della questura di fare prima delle feste natalizie questa operazione sia un po' avventata»: facendo un parallelismo con le azioni No Tav, potrebbero esserci «i margini anche nella zona di Vanchiglia, la zona dell'Askasatuna, per poter lavorare a un logoramento dello schieramento avversario».

In serata a Torino sono arrivati anche i collettivi universitari di Bologna ma la solidarietà al centro sociale torinese è arrivata da tutta Italia: a Roma è stata organizzata una manifestazione di presidio davanti al Viminale, blindato con i mezzi di polizia di rinforzo. Al corteo di Torino, in serata, lanci di oggetti, cassonetti rovesciati, lacrimogeni e la solita decina di agenti feriti. Immediata l'ira del sindacato di Polizia: «Altro che mero centro culturale, la solita guerriglia dei ben noti delinquenti. Ma ora basta». Domani potrebbe esserci una presenza più numerosa, con ancora più partecipanti da fuori città: è stato chiamato un nuovo corteo che seguirà la «polentata di Natale» all'esterno della struttura.

La giornata è stata segnata da continue minacce non velate contro lo Stato, ieri rappresentato dalle forze dell'ordine che in numero massiccio si sono presentate al numero 47 di corso Regina Margherita poco prima dell'alba per la perquisizione, ma anche contro l'amministrazione locale, giunta guidata da Stefano Lo Russo, definita «infame» dagli antagonisti che da ore vomitano odio perché sostengono che il sindaco avesse «detto che non avrebbe mai sgomberato l'Aska». Riversano rabbia per l'interruzione del patto di collaborazione tra Comune e centro sociale, necessario a fronte della violazione di uno dei capisaldi dello stesso: lo stabile doveva essere liberato. Ma all'ingresso della Digos v'erano 5 attivisti che vi dormivano dentro e allora giù di insulti anche alla polizia, «pezzi di m» che «la pagheranno», «escrementi umani» contro i quali, ora, c'è chi grida «vendetta». Insulti anche all'assessore di Regione Piemonte, Maurizio Marrone da parte degli antagonisti. «Festeggia oggi, sappi che porta male», è stato scritto a corredo del post in cui l'assessore ha ringraziato il ministro per aver portato a termine il sequestro e lo sgombero.